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Durante il secondo week-end di novembre, Torino apre i suoi palazzi, le sue strade, i suoi quartieri all’arte contemporanea, dalle istallazioni audio-video ai graffiti, dalle foto d’autore alle opere di concezione più astratta. L’occasione si chiama “Artissima”, ma intorno a questa grossa manifestazione, organizzata vicino al Lingotto, in via Bertola, prolifera un mondo fatto di arte estemporanea, nei cortili, in vecchi capannoni, in strutture a volte oggetto di recuperi industriali e a volte ostili, frutto di un passato difficile da cancellare.

Ecco allora che il carcere “Le Nuove” di Torino ospita la mostra “The Others”, nata per dar voce a chi non è riuscito ad esporre i propri lavori ad Artissima e dove in ogni cella si esibisce un talento emergente; l’ex Manifatture Tabacchi propone nei suoi spazi post-industriali “Photissima Art Fair”, insieme Fiera e Festival della fotografia; al M.O.I., i vecchi Mercati Ortofrutticoli all’Ingrosso di piazza Galimberti, apre Paratissima che ha l’ambizione di affiancare arte, società e ambiente in un’unica visione collaborativa; il quartiere San Salvario, frutto di una recente riqualifica urbanistica, propone concerti di musica dai balconi e movida post-manifestazioni nei suoi tantissimi pub, bar, trattorie, e luoghi di incontro-chiacchiero-bevo-saluto-gioco-guardo-esco.

Questi solo per citarne alcuni. Torino sa “reiventarsi” e se per caso non l’hai ancora visitata prenditi un po’ di tempo, il giusto, quello che merita.

No, è di più di quello che stai pensando, sicuro.

In mezzo a tanta creatività, colori e colpi di scena vorrei farti conoscere chi è riuscito a smuovere in me delle emozioni:

George Rousse è un fotografo francese, autore della foto di questo articolo. Non me ne voglia se ho rubato da internet questo scatto ma è essenziale vederlo per capire la sua arte.

Questa foto non è stata semplicemente realizzata e poi modificata con un programma qualsiasi di editing, bensì nella realtà Rousse ha pitturato tutti gli oggetti dei colori che vedi, in tridimensione: scale, pareti, battiscopa, corrimano sono stati tutti dipinti in modo tale che nel preciso punto dove si trova la macchina fotografica l’effetto risulti piatto, “finto”, come fosse fatto a computer. Se ci si sposta invece di un solo passo, in qualsiasi direzione, si vedrà lo stesso angolo di casa pitturato senza logica. Io lo trovo geniale, ti lascio il suo sito personale: www.georgesrousse.com

Passiamo a Botto e Bruno, marito e moglie, sono due artisti di Torino, che fotografano periferie degradate di città e poi con la tecnica del collage costruiscono una loro personale periferia, assemblando un palazzo di una città con l’asfalto di un’altra, i passanti di un’altra ancora e il cielo di una quarta, fino a comporre uno scenario che ha l’effetto di sembrare reale, come un angolo di quartiere che esiste davvero. Non sono riuscito a trovare un loro sito internet ma puoi farti un idea di chi sono da questo link http://www.studiobaldini.info/costruttore/botto-e-bruno/ e poi su google-immagini trovi i loro lavori.

Anche Gioberto e Loro sono una coppia di artisti torinesi, fotografi, pittori e scultori. Ho appreso della pittura e della scultura su internet, ad Artissima invece sono rimasto impressionato dalla loro arte fotografica, dove le foglie di molti alberi sembrano uscire dalla foto, grazie a una tecnica di stampa a pigmenti su cotone. Osservare alcuni loro lavori su internet secondo me rende poco, in questo caso bisogna proprio vederli dal vivo, merita.

Patrick Van Roy è un artista belga che usa una tecnica molto particolare, prende un elemento e lo adotta come sfondo di una foto sulla quale il protagonista è un altro soggetto. Fino a che non si guarda però la foto da vicino non si riconosce l’elemento sottostante. Un esempio è un volto, simile a quello della Sindone, scavato in mezzo a quello che sembra essere un campo d’erba, mentre invece è un ammasso di quei vecchi soldatini piccoli e verdi, con cui molti di noi hanno giocato da piccoli, ricordi? Provo a dartene un esempio con questo link http://www.iomagazine.eu/dettaglio.asp?id=12&art=2010

Infine, e poi chiudo, torniamo in italia, a Roma, dove gli sguardi dei personaggi che Alice Pasquini disegna sui muri, sui segnali stradali, sui coperchi di metallo del gas e su qualsiasi altro supporto lei senta come adatto, hanno saputo guardarmi dritto nel cuore. Non è il caso che io mi dilunghi su di lei, la trovi qui: http://www.alicepasquini.com

Buona visione.

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